Venerdì 27 settembre: visto che sono un paio di giorni che ho solo leggeri fastidi fisici decido di sfruttare questo week-end per andare alla Capanna Quarnei in Valle Malvaglia, a quota 2107 metri. Mia madre è in vacanza, così decide di accompagnarmi: per lei sarà il primo pernottamento in capanna! Le previsioni prevedono qualche nuvola, ma niente precipitazioni fino a sabato sera. Speriamo…
Da Malvaglia si prende la strada che sale fino a Cusiè, a 1660 metri: l’ultimo tratto prima di giungere al parcheggio è sterrato, quindi guidate con prudenza. Purtroppo mentre siamo in auto inizia a piovere, fortunatamente quando giungiamo al posteggio il cielo è blu: misteri della montagna!
Iniziamo a camminare e per la prima mezz’ora non effettuo scatti, poi noto la punta di un albero: giallo immerso nel verde, perfetto per la serie accenni, che non è ancora sul sito.
Ad un certo punto lo sfondo dietro ad un albero attira la mia attenzione: rosso abbagliante! I colori a questa altitudine sono già stupendi… Scatto diverse fotografie, ma solo poche mi soddisfano, perché non ho la possibilità di muovermi a sufficienza.
Arrivati all’Alpe di Pozzo inizia a piovere e ci ripariamo sotto un albero, mentre dei cavalli ci osservano incuriositi.
Fortunatamente lo scroscio dura pochi minuti e possiamo ripartire. Il sentiero fino all’Alpe è in leggera salita, da qui si effettua una ascesa più impegnativa per giungere all’Alpe Quarnei, da dove in una decina di minuti si giunge alla Capanna. Ci sono diverse farfalle sulla salita, così mi fermo diverse volte.
In un’ora e trenta circa giungiamo in capanna, posizionata su un balcone che domina l’intera valle. Da qui una gita interessante, ma molto impegnativa, porta al Laghetto di Cadabi a quota 2646 metri. Dall’Alpe Quarnei bisogna ancora comminare un’ora e mezza e compiere ulteriori 600 metri di dislivello. Proseguendo si può ammirare l’Adula e giungere alla Capanna Adula del CAS e UTOE.
Per chi non volesse ritornare dalla stessa via, dall’Alpe Quarnei è anche possibile ritornare al posteggio effettuando un altro sentiero, che passa dal laghetto dei Corti e in due ore e mezza vi porta alla vostra automobile.
Giunti in capanna rimango affascinato dal panorama e in particolare dai colori e dai pini.
In seguito perlustriamo i dintorni della capanna, dove ci sono numerose pozze-laghettini, però c’è molto vento, perciò niente Riflessi al momento. Troviamo però due cavallette “abbracciate”. Restiamo seduti di fuori a goderci il sole e il paesaggio: ad un certo punto passa un elicottero e cerco di fotografarlo con la “solita” tecnica del panning (vedi articolo dell'escursione al Leit).
È fresco, ma la gioia di trovarmi in montagna è impareggiabile: faccio ancora due passi tra i laghettini e mi rendo conto che il vento è calato, in aggiunta altre persone stanno arrivando in capanna e prevedo che passino in una buona posizione, così corro a prendere la fotocamera e scatto.
Soprattutto in una pozza molto scura il riflesso è affascinante.
Scovo pure un paio di piccole pozze che mi permettono di giocare con la composizione.
Anche la nebbia sul fondovalle che improvvisamente appare stimola alcune fotografie, come pure delle panchine (una galleria con questo tema è già pronta, ma non ancora sul sito).
Dopo l’impegno fotografico entriamo in capanna dove ci attende il sempre disponibile guardiano, Stefano. Ottima cena e ottime informazioni: domani ci mostrerà dove ci sono ancora delle stelle alpine. Quando gli chiedo a che ora sorge il sole, lui prende un grafico e mi dice l’orario preciso: alle otto! Cosa volere di più?
Il vantaggio di andare in montagna in questo periodo è quello di poter sfruttare le ore migliori di luce senza dover alzarsi troppo presto.
Dopo colazione mi sposto subito all’esterno, sperando non ci sia troppo vento a rovinare i riflessi. Sono fortunato: la luce e i riflessi sono perfetti, in aggiunta c’è pure della nebbia sul fondovalle.
Anche l’Alpe Quarnei in ombra mi permette qualche scatto interessante.
Prima di partire Stefano ci mostre le stelle alpine: visto il periodo non sono certo al loro massimo splendore e non sono invitanti, fotograficamente parlando. Come detto in precedenza la via del ritorno allungata richiede due ore e mezza e mia madre vorrebbe tornare nel primo pomeriggio a casa, così optiamo per salire fino al laghetto dei Corti e poi scendere dal sentiero da cui siamo giunti in capanna. Subito però noto della nebbia che sta arrivando all’Alpe: questo che vi mostro è lo scatto migliore, in quello precedente ce n’è troppo poca e in quello seguente troppa.
Pensavamo che il laghetto fosse più vicino: comunque faccio alcune foto a mia madre, di cui una sicuramente finirà nella serie Collegamenti.
Quando scendiamo dal laghetto cambio l’obiettivo, perché ho notato un paio di soggetti interessanti, così scatto delle foto dell’Alpe dall’alto: prima una panoramica e poi stringo su due persone che attraversano il ponte. La seconda immagine mi piace, perchè le pesone non si notano subito e forse potrebbe essere aggiunta alla serie Due.
Anche due massi attirano la mia attenzione. Cerco di posizionarmi in modo tale che sia la collina, i sassi e la montagna abbiano la stessa “direzione” e che soprattutto in mezzo ai due massi si trovi una piccola sporgenza della montagna sullo sfondo: piccolo dettaglio, che però mi piace. A volte per rendere una fotografia speciale, bastano pochi dettagli, che magari non si notano subito, ma catturano l’attenzione in un secondo tempo
In questa zona troviamo ancora numerose stelle alpine ed un paio sono ancora abbastanza “presentabili”.
Probabilmente alla fine se avessimo proseguito per il sentiero senza tornare sui nostri passi, non avremmo impiegato molto tempo in più. Comunque sulla via del ritorno riesco ancora ad ottenere dei buoni scatti: prima di un albero dalla forma particolare, che probabilmente finirà in una nuova serie che sto allestendo, e poi di due rami che sembrano sfiorarsi: anche loro potrebbero finire nella serie Collegamenti.
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